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Un gene favorisce la memoria negli anziani

Neurologia Redazione DottNet | 02/06/2018 19:55

Mutazione genetica assicura un cervello resiliente agli anni

 "Da Rita Levi Montalcini ad Andrea Camilleri o Umberto Veronesi, ci sono persone che superano indenni la fatidica soglia dei 90 anni senza accusare cedimenti nella memoria. Cedimenti che, nella media della popolazione sono evidenti già dopo i 60 anni. Il loro segreto potrebbe essere in un gene ereditato e che potrebbe diventare target di studio per cercare di trovare la chiave della 'memoria resiliente'". A far luce sul mistero dei SuperAgers, ovvero gli individui che, invecchiando, non perdono le loro capacità di ricordare e ragionare, è uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience.

Nelle persone normali, secondo uno studio apparso sul British Medical Journal, il progressivo e inesorabile invecchiamento del cervello inizia già intorno ai 45 anni, ovvero 15 anni prima di quanto si pensava. Ma alcuni individui sembrano essere indenni.  Recenti ricerche hanno dimostrato che la loro 'memoria superiore' è associata a una minore atrofia cerebrale e una minore prevalenza dei cambiamenti patologici associati al morbo di Alzheimer. Ora, il nuovo studio mostra che gran parte di questo 'aiutino' viene fornito da una variazione genetica. I ricercatori del Translational Genomics Research Institute (TGen) e della Northwestern University, negli Usa, hanno sequenziato i genomi di 56 SuperAgers, definiti come individui di età pari o superiore a 80 anni che, nei test di memoria, hanno ottenuto valori normativi pari o superiori alla media degli adulti di età compresa tra 50 e 65 anni". Li hanno quindi confrontati con un gruppo di controllo di 22 persone che hanno ottenuto invece un punteggio nella media. Hanno così scoperto che i SuperAgers presentavano cambiamenti genetici nel gene MAP2K3. Il fatto che queste persone abbiano una marcia in più di tipo genetico, interessa però tutti perché lascia ben sperare per il futuro.

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"Gli inibitori del MAP2K3 possono rappresentare una nuova strategia terapeutica per potenziare le capacità cognitive e difenderle dall'Alzheimer", spiega l'autrice senior dello studio Emily J. Rogalski, professore associato alla Northwestern. Ma questa è una storia ancora tutta da scrivere.   Nel frattempo, restano validi i consigli degli esperti per tenere in allenamento il cervello. "Niente fumo, poco alcol e no alla sedentarietà", sottolinea Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG). "Sì - prosegue - alla dieta mediterranea, alla lettura e ai contatti sociali, meglio se tra generazioni diverse. Senza dimenticare l'importanza di una vita ricca di interessi e stimoli, anche musicali".

fonte: Frontiers in Aging Neuroscience

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